Onde Calde – Giorno 2

Il primo raggio di sole filtrò dalle tende del camper, disegnando linee d’oro sui corpi nudi intrecciati. Marco aprì gli occhi per primo, ancora stordito dal piacere della notte. Alice dormiva con la testa sul suo petto, una gamba buttata sopra la sua. Luca era accanto, la schiena contro il muro, il viso rilassato, la mano appoggiata casualmente sul fianco di Alice.

Marco si alzò piano, cercando di non svegliarli, prese la moka e accese il fornellino. Il profumo del caffè si diffuse nell’aria, e non passò molto prima che Alice sbucasse da sotto le coperte con un sorriso pigro, spettinata e bellissima.

“Luca… hai sentito?” disse stiracchiandosi, le curve tese sotto la luce obliqua. “Ci sta portando il caffè nudo.”

Luca si voltò e rise, gli occhi ancora semichiusi. “L’uomo mantiene le promesse. Mi piace.”

Alice prese il caffè da Marco e sorseggiò lentamente, guardandolo fisso. “Sai che ci sarebbe una bellissima camminata lungo la scogliera? Piena di anfratti… angoli nascosti… e zero vestiti.”

Marco alzò un sopracciglio. “Stai proponendo un’escursione naturista… o un’altra cosa?”

“Un’escursione molto… tattile,” disse lei, leccandosi il labbro.

Dopo colazione, si misero in cammino. Nudi, con solo uno zaino sulle spalle con acqua, frutta e un telo. L’aria del mattino era fresca, ma bastarono pochi minuti sotto il sole per sentire la pelle scaldarsi di nuovo. Camminavano lenti, tra sabbia e pietre, ma gli sguardi… quelli erano pieni di promesse.

Quando trovarono una piccola insenatura tra le rocce, Alice si voltò di scatto, afferrò Marco per la mano e lo tirò giù con lei sul telo. “Adesso tocca a te essere in mezzo.”

Lo baciarono entrambi. Uno da destra, uno da sinistra. Le loro mani scorrevano sul suo corpo come onde continue, sincrone. Gli presero l’erezione tra le dita, la stimolarono insieme. Marco gemeva, si lasciava fare, completamente nelle loro mani. Poi Alice si mise sopra di lui, baciandolo con forza, mentre Luca si posizionava dietro di lei, sfiorandola, penetrandola piano con le dita, poi con la lingua.

Il sole era alto. Il mare lontano. Ma lì, tra quelle rocce, il tempo si era fermato di nuovo.

Quando Marco venne, lo fece mentre Luca gemeva forte contro la schiena di Alice, e lei tremava stretta tra entrambi, graffiandoli, le unghie sulla pelle come marchi indelebili di un’estate senza confini.

Restarono lì, a guardare il cielo.

Alice disse, a voce bassa: “Non so voi, ma io… potrei non tornare mai.”

Marco le accarezzò i capelli, poi cercò la mano di Luca. La strinse piano. “Neanche io.”
Dopo l’estasi tra le rocce, restarono sdraiati, nudi, stretti nel silenzio caldo del primo pomeriggio. Il mare laggiù brillava, lontano, come se non volesse disturbarli. Nessuno parlava: il respiro era lento, la pelle ancora calda di desiderio e sole. Alice si voltò e baciò Marco sulla spalla.

“Ti guardavo stamattina… mentre preparavi il caffè. Non sei solo sexy. Sei… vero. E sai che per me è raro?”

Luca sorrise piano, con gli occhi chiusi. “Hai una calma che ci mancava. Noi siamo più… fuoco. Tu sei terra. Ma insieme, funziona.”

Marco li ascoltava in silenzio, col cuore che si allargava in petto come il mare all’orizzonte. Si sentiva leggero. Intimo con due sconosciuti che ormai lo conoscevano nella carne e nello sguardo.

“Torno spesso qui,” disse. “Solitamente da solo. Ma forse era solo perché vi stavo aspettando, senza saperlo.”

Alice si stirò con languore e si mise sopra di lui, stavolta senza l’urgenza di prima. Lo baciò a lungo, con dolcezza, mentre Luca li abbracciava da dietro, le mani che li accarezzavano entrambi, come a voler imprimere quel momento nella pelle.

Fu un’altra unione. Lenta. Profonda. Più amore che sesso. Gli occhi negli occhi, i respiri mischiati, i corpi che si muovevano al ritmo del cuore.

Quando finì, restarono abbracciati. Nessuno parlò del tempo che passava. Ma era nell’aria. Inevitabile.

Verso le cinque, tornarono alla staggia. Il sole cominciava a calare, di nuovo. I loro vestiti erano lì, inutili, quasi fastidiosi. Ma la magia dell’istante, quella stava sfumando. Non la connessione — quella era viva — ma l’incanto sospeso, quel tempo fuori dal mondo.

Mentre si rivestivano lentamente, Alice guardò Marco con un sorriso dolce, un filo di malinconia.

“Abbiamo una vita, sai. Un appartamento in città, lavoro, amici… e regole. Ma voglio che tu ne faccia parte. Anche lì.”

Marco annuì, sentendo la gola chiudersi leggermente. “E io voglio rivedervi. Non solo qui. Non solo nudi.”

Luca gli si avvicinò, lo abbracciò forte. “Ti scriveremo. Ti inviteremo. Vedrai. Questo non è stato solo un gioco.”

Alice gli diede un bigliettino, infilato nella tasca della camicia. “Numero, indirizzo, e una frase segreta per quando ci scriverai: tra sabbia e onde, ci ritroviamo.”

Marco li guardò mentre si allontanavano, mano nella mano, ma continuando a voltarsi, sorridendo. Lui restò fermo, con i piedi nella sabbia e il cuore pieno. Aveva trovato qualcosa, forse raro, forse fragile. Ma reale.

Quando il camper tornò silenzioso, Marco si sedette con una birra in mano, e guardando l’ultimo riflesso del sole disse sottovoce:

“Tra sabbia e onde, ci ritroviamo.”